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MARIO NUNES VAIS. Memoria
e Poesia
4 - 30 Ottobre 2005, Casa delle Teste Nere, Riga - Lettonia |
L’importante
fotografo fiorentino Mario Nunes Vais (1856-1932), contemporaneo della famosa
Società fotografica Alinari di Firenze, svela l’Italia tra la fine
dell’Ottocento e il primo Novecento e i protagonisti del suo ricco e vivace
contesto culturale, attraverso i volti noti, notissimi e anonimi delle sue
fotografie: celebri poeti, scrittori, politici, filosofi, musicisti, artisti,
attori di teatro e cinema, ma anche cittadini borghesi, popolani e contadini o
ginnasti e militari si propongono al pubblico in un percorso in tre sezioni in
cui piacevolmente si dipana la complessità della cornice storica e l’ambiente
sociale, intellettuale e mondano della Belle
époque italiana. Grazie all’occhio acuto e all’obiettivo sensibile del
“poeta-fotografo” Nunes Vais, la memoria si fa immagine nel sapiente gioco
di luce e ombra della neonata tecnica fotografica e nell’accuratezza delle
pose che rivelano un costante personale colloquio dell’autore con i soggetti
ritratti o una sua intima interpretazione del loro carattere. La mostra, voluta e realizzata dall’Ambasciata d’Italia, con l’importante patrocinio dell’ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, si prefigge di essere occasione stimolante di incontro e dialogo della cultura italiana con quella lettone e di valorizzare la Fotografia storica nella sua preziosa natura di Bene Culturale.
La Fotografia è un linguaggio tutto sommato giovane, nato nel 1839 in
Francia con l’invenzione scientifica di Daguerre, e risente fin dall’inizio
di una non completa autonomia formale e metodologica, conquistata solo negli
ultimi decenni, dovuta alla progressiva conoscenza del mezzo meccanico e alle
sue effettive possibilità espressive: la fotografia, dunque, percorre la via
tracciata dalle arti maggiori, pittura e scultura, almeno alle sue origini e per
tutta la fase di scoperta e sperimentazione dei suoi strumenti. Essa, però, si
affaccia alla scena artistica solo alla metà dell’Ottocento, proprio nel
momento in cui i pittori di avanguardia reclamavano, per il ritratto e per gli
altri soggetti pittorici, un’inedita libertà formale distante dalle esigenze
di mimesi e di rappresentazione naturalistica della realtà, fino ad allora
perseguite. Perciò - come lo scrittore Giovanni Papini afferma - “dicevano
che la fotografia avrebbe ammazzato la pittura. Invece la fotografia, diventando
sempre più perfetta, sta salvando la pittura dal momento che questa dev’essere
sempre di più la negazione di quella, cioè sempre più lontana e diversa dalla
cosiddetta realtà che vedono tutti”; in questo fermento innovativo, allora,
la fotografia si inserisce prendendosi il suo spazio e divenendo
un’alternativa “democratica”, perché più immediata e meno costosa, ma
non per questo meno eloquente ed espressiva, alla pittura nel preservare la
memoria di affetti, luoghi e situazioni.
Le fotografie di Nunes Vais qui esposte sono una piccola ma esemplare
parte dell’immensa miniera di circa sessantamila lastre fotografiche prodotte
dal fotografo in circa quarant’anni di attività amatoriale. Le loro originali lastre di vetro alla gelatina bromuro d’argento, di vari formati, sono tutte conservate nel Fondo fotografico Nunes Vais nel Museo/Archivio di fotografia storica dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione italiano (ICCD), fondo composto da circa ventimila negativi, donati all’Istituto dalla figlia del fotografo, Laura Weil Nunes Vais, in parte nel 1970 e successivamente nel 1981
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