Paolo Bartalini
Paolo Bartalini

Zufo & Isa - la foto della vita che c'era

 

        racconti

       Era un po' come uno di famiglia Zufo, lo chiamavamo così Parsifal, il dalmata di Paola. Arriva un momento in cui uno si ritrova a far necrologi di cani...

 

Dai Gigabytes senili all’indietro fino ai cuccioli/Polaroid, prospettive di padroni innamorati.

 

La mia cucciolissima Isa… era il '96, all’epoca dicevo che fare un cucciolo di cane è semplicissimo. Basta prendere un po’ di latte e un po' d’ovatta... mescolare la pallina morbida… Fatto! Isa passava la giornata sul divano a strisce bianche e blu, la pancia rosa rosa, morbidissima, rivolta in alto, le zampe scomposte arrampicate in aria e l'espressione furbetta, come di sfida.

 

Sulla sigla dello speciale di economia di Euronews le facevo "l'economia", che consisteva nel tormentarla facendole saltellare il dito indice (di borsa) sulla pancia, lei faceva finta d'arrabbiarsi e mordicchiava il palmo dell’altra mano.

 

Zufo fu il primo compagno di giochi di Isa. È così che Silvia ed Io abbiamo conosciuto Paola, le sue figlie Alice e Desy e il suo compagno Francesco, in altre parole la nostra famiglia adottiva in questa strana terra d’immigrazione per fisici particellari e coniugi al seguito, qui, nel migliore dei mondi possibili, a pochi passi dal castello di Voltaire… in questo dormitorio infinito che è il piano del Lemano a ridosso del Jura.

<<J’habite dans l'une des villes les plus fleuries de France>>.

Le aiuole delle rotonde sono semplicemente perfette!

Forse il luogo del mondo con la percentuale più alta di stranieri (oltre il 50%), tutti perfettamente “integrati”… o forse sarebbe più giusto dire “agiati”.

Mutui di belle speranze e siepi/tendina, sipari da cui spuntano timidi, buffi nasi tumidi, sistematicamente immortalati.

 “Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono” [G. Gaber].

 

Nel corso della sua vita Zufo, cane nervoso, notevolmente più agitato della nostra deliziosa “schifezza”, ha morso un po' tutti tranne me, che son sempre stato quello che ha "osato" di più con lui. Beh, una volta mi ha morso le scarpe ma quello non conta, mica si rendeva conto Zufone che le scarpe erano attaccate alla persona!

Un po' come se la prendeva con le ruote del tagliaerba.

 

Gennaio ‘97, Minolta reflex della laurea... Zufo ha staccato di netto un orecchio a Isa, gliel'ha riattaccato il veterinario con una vera e propria operazione notturna durata moltissime ore, fino all'alba dello stesso giorno in cui era prevista la discussione "locale" (Perugina) della mia tesi di dottorato: viaggio Ginevra-PG trafelatissimo, col cane pieno di bende bianche, mollato dai miei genitori in un velocissimo raid/detour a Pisa (la città in onore della quale Isa si chiamava come si chiamava, una volta tagliata via la “P”). La tesi sono arrivato a discuterla all'ultimissimo momento dopo una notte assolutamente insonne, praticamente senza preparare le slides.

Insomma, discussione improvvisata al 100%!

OK, ok, sarebbe stata comunque improvvisata.

Così ho potuto almeno dar la colpa al cane.

 

È proprio allora che ho promosso “òccupatene” a mia parola preferita, molto molto sdrucciola nonché estremamente deresponsabilizzante. Poco dopo sarebbe cominciato il culto delle monovocaliche.

 

<<Perché dici queste parole arcane?>>

<<Ar cane???>>>

Beh, quella è un'altra storia...

 

Incorniciato sul piano a mezza coda nero, dietro al fumo di una Davidof, c’è Francesco che infila su un'asta un martelletto di gomma per cani, di quelli pieni d'aria che pressati fanno "piropiu”... poi con l'asta, impietosamente, produce tanti "piropiu" sulla schiena di Zufo.

<<Per forza poi morde la gente>> dicevamo tutti, ma col sorriso stampato sulle labbra perché Zufo si divertiva solo in quel modo e poi sradicava il martelletto, lo teneva in bocca con la bava che colava, e ti tormentava durante tutto il tempo della cena.

Ogni cena da Paola un cambio di pantaloni bavosi.

 

I proprietari di cani che non hanno ben chiara la differenza tra animali ed esseri umani se ne vanno sempre in giro in condizioni penose, con i vestiti pieni di pelo, le scarpe fangosissime, la giacca a vento sudaticcia... specialmente quando i cani sono giovani e pieni d'energia, quando corrono per i sentieri lungo i torrenti, che ha piovuto da poco o c'è la neve.

E smadonnano incattiviti, con le guance arrossate.

Ci possono fare poco. Ormai l'hanno tolto quel guinzaglio...

 

Primavera ’99: Isa che bruca i fiori dal greto di un torrente. Se non è zuppa è can bagnato!

 

Mi viene in mente una puntata dei Simpsons in cui Barth è all'ultima spiaggia. Deve riuscire ad addestrare "Aiutante di Babbo Natale" oppure l'adorato cane gli sarà tolto.

Pare un'impresa disperata. E l'ultima notte si rassegna all'evidenza dell’impossibilità dell'addestramento: lo abbraccia, lo stringe a se... e avviene il miracolo! Scatta la comunicazione. Aiutante di Babbo Natale comincia a obbedire agli ordini.

E il giorno dopo è il primo del suo corso...

Così Barth si può tenere il cane, ovviamente.

 

Potrei continuare per ore a scorrere le foto di Isa, di Zufo e anche quelle di aiutante di babbo Natale…

 

Zufo non c'è più. È davvero finita un'era.

 

I cani campano quei 12-13-14 anni, non di più.

Io che ancora quando sento un rumore abbasso lo sguardo a cercare gli occhi del mio amore in bianco e nero... io non lo so, non l'ho capito, com'è stato possibile che questo tempo sia sfumato?

I sorrisi di Guido (il mio più caro amico), di Francesco, di Paola, di Silvia, il mio stesso sorriso… e sullo sfondo della fotografia c'erano questi beni assoluti regalati dal caso, tesori incolori la cui presenza era parte del senso di un tutto che non riesco più a cogliere, che vola via, come alla fine di una cena, quando ci si saluta e sulla tavola resta qualche bicchiere, il cesto del pane, una bottiglia, il resto è già stato tolto.

 

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Scrivo, rivedo e rivivo queste emozioni per raccontare la mia giornata dal momento in cui, verso le 11 del mattino, ho appreso della fine di Zufo, uscito a far pipì in giardino, affaticato come può essere affaticato un dalmata quattordicenne con problemi di cuore, asma, reni, col cervello (dicevo di Isa "con un neurone solo") rimasto avvezzo alla corsa, all'inseguimento, al gioco.

Uscito e mai più rientrato...

Ritrovato ieri sera addormentato nell'erba.