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Eccolo
il momento perfetto, quell’attimo atteso, sospirato per un’infinità di
minuti pigri e tutti uguali, restando fermo, immobile, con il battito del cuore
lento come il respiro, inspirare ed espirare inspirare ed espirare, con calma,
senza fretta, e seguire il movimento del petto per rimanere concentrato alla
vita frenetica guardata attraverso il mirino, un occhio chiuso e uno aperto, con
quella strana smorfia sul volto, l’indice destro sul pulsante di scatto, la
mano sinistra sull’obiettivo, con due dita girare la ghiera di pochi
millimetri per mettere a fuoco questo o quest’altro soggetto, e cambiare in un
attimo prospettiva e senso della foto, sentire la macchina pesante sui muscoli
delle braccia e lottare contro il tremore della fatica appoggiando i gomiti sul
tavolino, ma un attimo soltanto perché si abbassa l’angolazione, la profondità
dello spazio e niente è più come dovrebbe essere, così invece è tutto
perfetto, con l’uomo sulla sinistra, di spalle, appena accennato, seduto al
Cafè, e sullo sfondo, dall’altra parte della strada, l’Hotel de
la Ville
, il Municipio, interrotto dal ferro scuro di un lampione senza lampada e dalla
sagoma veloce di due auto, c’è la folla a fare da contorno, cammina in fretta
nell’aria fredda di dicembre, persa nei propri pensieri lungo la propria vita,
indifferente all’amore nitido dei vent’anni dei due, al centro della foto,
in mezzo al marciapiede, lui, cappotto scuro e sciarpa chiara, capelli
scompigliati e ribelli, con la testa piegata verso di lei e le sue labbra,
mentre il braccio destro le cinge le spalle e la trattiene leggermente per farle
rallentare il passo e assaporare meglio quel bacio impaziente, lei è presa alla
sprovvista, è sbilanciata, ma inclina il capo all’indietro e ricambia, con
gli occhi chiusi si appoggia e si abbandona al ragazzo, e insieme sono così
insolenti nel grigiore di Parigi che osserva il loro amarsi a ogni angolo, in
ogni istante, lungo la strada, appoggiati ai muri, seduti sulle panchine al di
qua e al di là della Senna, perché è così che trascorrono i giorni, e
anch’io li guardo e ammiro il loro amore romantico e sfrontato che non si
nasconde, invidio il loro essere giovane e il modo che hanno di farsi scivolare
addosso la vita, senza pensare al futuro, come solo chi ha vent’anni sa fare,
ricordo come ero io allora e come non sono più, e anche se tutto questo domani
o tra un anno finirà, posso fermare il tempo in un istante e donare loro
l’eternità, mi basta poco, trattengo il respiro…e scatto.
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