Una
fotografia voleva capire chi era, o meglio cosa fosse. Si
mise davanti a uno specchio. Vide la sua ombra.
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Un
paesaggio vide passare un fotografo e lo fotografò,
scegliendo un campo lungo.
Il
fotografo espose poi in una mostra l'immagine realizzata
dal paesaggio, dicendo di essere stato lui a scattarla...
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Un
fotografo apparve in sogno a una fotografia.
Il
giorno dopo, mentre era appesa in una mostra, la
fotografia non riusciva più a ricordarsi chi fosse il
fotografo che aveva sognato. Decise così di addormentarsi
per tentare di sognarlo di nuovo.
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Una
fotografia artistica era stanca di essere appesa al muro
di una galleria. Così decise di scendere e uscire in
strada, per prendere un po' d'aria e vedere qualcuno.
Camminando,
fu attratta da una bancarella sulla quale era sistemata
una fotografia souvenir. Le due fotografie fecero
amicizia. Così, per fare un'esperienza esistenziale,
decisero di scambiarsi i ruoli. La fotografia artistica si
sistemò sulla bancarella, mentre la fotografia souvenir
andò nella galleria e si collocò sul muro. Tanto
nessuno se ne sarebbe mai accorto.
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Una
macchina fotografica si innamorò di un paesaggio. Non
faceva altro che pensare all’istante del click, al fatto
che, dopo lo scatto, avrebbe potuto tenerlo sempre con
sé. Ogni volta che lo vedeva, tentava dunque
di fotografarlo ma ogni volta il paesaggio,
improvvisamente, scompariva.
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Una
macchina fotografica perse improvvisamente la memoria.
Disperata, cercò di ricostruire la sua identità
indagando dentro il suo stesso corpo, nel tentativo di
recuperare tracce di una vita passata.
Trovò solo
migliaia di immagini prive di senso.
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Una
fotografia mai scattata cercava disperatamente di
comparire nel visore di una macchina fotografica, ma ogni
volta che sembrava quasi esserci riuscita un click del
fotografo la rimandava inesorabilmente nell’oblio.
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Un
fotografo, camminando in campagna, inciampò nella radice
di un albero e fece inavvertitamente click con la sua
macchina fotografica mentre
cadeva per terra.
Rialzatosi, il fotografo guardò nel
visore per vedere quale fosse il risultato del click
involontario. Vide
il volto di una donna. Al posto delle labbra c’era una
nuvola.
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L’autoritratto
fotografico di un giovane uomo decise di farsi un
autoritratto fotografico.
Si collocò, così, davanti alla
macchina fotografica e fece click. L’autoritratto volle
poi subito vedersi nel visore della macchina fotografica.
Non vide, però,
se stesso ma il volto della donna a cui stava
pensando nell’istante del click
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Una
fotografia cercò a lungo dentro i suoi ricordi. Un
indizio, un odore, un’immagine.
Si accorse di non aver
mai avuto una fanciullezza.
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Una
fotografia fece un sogno. Sognò di essere innamorata dei
capelli blu di una donna sconosciuta.
Quando si svegliò
pensò al suo sogno. Le sue illusioni erano solo torrenti
di luce.
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Una
fotografia decise di regalare una fotografia a un’altra
fotografia sua amica.
Regalò se stessa. Le due fotografie
vissero sempre insieme.
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Una
fotografia si tuffò dentro un’altra fotografia. Nuotò
a lungo nell’abisso, verso il nulla.
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Una
fotografia si mise in testa di comprendere il linguaggio
sul quale si basava la sua stessa esistenza.
Disse a se
stessa: “Non sono stata scritta, non sono stata
scolpita, non sono stata dipinta…”. Capì di essere
stata sempre solo immaginata.
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Una
fotografia appesa alla parete di una casa, lasciò il suo
posto.
Spiccò il volo e scivolò lentamente tra le
braccia di una ragazza. Finalmente si sentì tranquilla e
per la prima volta nella sua esistenza poté
addormentarsi.
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Un
fotografo incontrò una capra. L’animale guardò fisso
in macchina, senza muovere lo sguardo per diversi minuti.
Il fotografo rimase impietrito.
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Una
fotografia si innamorò di un’altra fotografia.
Cercarono di abbracciarsi, stringersi, baciarsi. Ma non vi
riuscirono.
Il loro fu un amore fatto solo di sguardi.
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Dall’oscurità
imperscrutabile di una fotografia, emerse un volto.
Pronunciò parole vacue e scomparve nella mano di un
acrobata.
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Una
fotografia sentì improvvisamente il proprio cuore
battere. “Sono forse viva? Anche io potrò camminare tra
le persone? Anche io potrò sentire l’odore del
mare?” La fotografia si pose queste domande, fece un
respiro profondo e il suo cuore si fermò, per sempre.
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Un
fotografo rientrando in casa
in piena notte ebbe l’impressione di sentire la
voce di una sua fotografia appesa al muro. Corse nel suo
studio e disse alla fotografia: “dunque, tu puoi parlare
con me…”. La fotografia non rispose, sospirò e guardò
altrove.
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