Spazio e luce.
Intorno nessuno che può osservare. Il mare. L’imbrunire. Agosto.
La spiaggia è
deserta perché privata. La fotografia che scatterò è privata. Il soggetto è
privato.
Un telo bianco e un
gazebo affittato per l’occasione. Traspare la luce che ammorbidisce il
soggetto e la sua anima. C’è bisogno di essere rilassati perché il corpo
assuma la posa giusta.
Realizzerò questa
fotografia con una fotocamera digitale.
Il mio modello si
muove, io le faccio l’occhiolino per tranquillizzarlo.
Forse gli dovrei offrire un caffè.
Non vorrei lasciare
i lettori in trance. Vi racconto subito che tipo di fotografia voglio
realizzare.
Grazie ad un
transfert meditativo ho reso visibili una parte di me bloccata: le mie idee.
Eccole
qui davanti a me. Hanno la forma di un essere imbavagliato ad una sedia.
Ora devo staccare
tutti i legami che ha.
Inizio con le gambe.
Corde grosse. Faccio un lungo respiro. Sparo la luce su di loro e scatto
inspiro, scatto e espiro. Man mano si sciolgono. Fermo ma che fai! Non ti puoi
muovere se non sciolgo il resto del corpo.
Proseguo con la
respirazione, la luce e scatto. La macchina si surriscalda. L’aria nel gazebo
è irrespirabile.
Faccio entrare
dell’acqua di mare. Le idee si muovono vorrebbero entrare in acqua.
E’ il momento
buono per sciogliere tutti i lacci, i filtri, i nodi.
L’essere entra in
acqua, va verso il largo. Anche io comincio a respirare meglio, a sentirmi più
sciolta, libera.
Prima di vedere le
fotografie mi fumo una sigaretta.
D’improvviso mi
vengono una serie di idee realizzabili e geniali.
Allora il sistema
funziona! Visiono le immagini. In tutti gli scatti ci sono io riflessa in pose
serene e decisa… ma questa chi è … l’ultimo scatto …. la mia musa
ispiratrice… Chi è? No, no, non lo posso dire... rimarrà un segreto.
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