Giovanni Semerano di Andrea Attardi

      

"IL FOTOGRAMMA" di Giovanni Semerano

Andrea Attardi  

 

 

 

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Senza alcun dubbio la personalità più rilevante che ha determinate la mia formazione di fotografo, e stata quella di Giovanni Semerano. 

Poco più che ventenne, dal 1981, cominciai a frequentare la galleria "II Fotogramma" di via Ripetta; guardavo le mostre, rimanevo Iì per ore ed ore e a causa della mia proverbiale timidezza non riuscivo a parlare. Anche Giovanni, vedendo che io non profferivo parola, non parlava provvedendo a ritirarsi in un antro misterioso e poco illuminato, posto al di là di un cavalletto e una porticina che fungevano da barriere. Impensabile per me bussare e varcare quella soglia.

Poi un giorno, finalmente, vinsi la timidezza. E scoprii che dietro quel comportamento austero e silenzioso, c'era un uomo anch'egli timido e per questo dotato di una rara e unica sensibilità.

La passione e la cultura di Giovanni Semerano per I'arte della fotografia non hanno avuto altri epigoni nel nostro paese: la dimensione di vero cenacolo di allora, dove ognuno era liberamente portatore del proprio stile, linguaggio e tecnica, oggi è stata soppiantata da un uso delle immagini che non esito a definire incomprensibile. 

In questo senso, "II Fotogramma" di Giovanni Semerano ha rappresentato una delle ultime resistenze rispetto alla devastante colonizzazione culturale d'oltre oceano, della quale siamo quotidiani testimoni. 

Ciò che vale e rimane, ad ogni modo, e quello straordinario senso di rigore personale che egli ci ha insegnato a coltivare, soprattutto nel saper leggere e "scegliere" una foto rispetto ad un'altra, anche a costo di dolorose esclusioni. Quel rigore formale ed estetico che appunto non esiste più nella moderna industria dell’immagine: tutto viene presto fagocitato e dimenticato in una macina inarrestabile di eventi solo spettacolari.

Caro Giovanni, che fortuna averti incontrato. In questo mondo involgarito e il tuo ideale di fede monarchica mi appare ancora di una tenerezza e di un candore senza eguali.

Andrea Attardi