Giovanni Semerano di Enrico Crispolti

      

"IL FOTOGRAMMA" di Giovanni Semerano

Enrico Crispolti 

 

 

 

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Un affettuoso saluto all'amico Giovanni Semerano, che per molti anni e stato quasi un dirimpettaio del mio archivio in Via Ripetta, dove sono capitato quasi venticinque anni fa, dalla vicina Piazza Nicosia, nei locali di quella che era stata la Galleria II Grifo, di Giuseppe Montanucci.  Ma Semerano allora vi era già solidamente insediato. E il Fotogramma costituiva certamente un punto di riferimento culturale in quella che potremmo oggi chiamare Ripetta sud, divisa da Ripetta nord dal funzionalistico monumento di Meier per l'Ara Pacis. Un luogo topico per la cultura fotografica, anche un po' misterioso, Il Fotogramma, ma assai stimolante, sia per la molteplicità di interessi che la passione di Semerano per la fotografia veicolava, sia per la novità e la particolarità delle proposte. Ma sostanzialmente, direi, per una sua dimensione di attenzione culturale, per una sua capacità di ascolto, di curiosità, che nel nostro tempo – di sempre maggiore distrazione e fretta - è sempre rara. 

In qualche occasione abbiamo collaborate. Su due piedi non ricordo esattamente le occasioni, ma certo più di una. All'inizio degli anni Ottanta mi stavo spostando da Salerno a Siena, come impegno universitario, e proprio a Salerno con I'amico Antonio Tateo portato avanti, con fondi minimissimi, per qualche anno, una rassegna di mostre intitolata "Fotografia flessibile". Nell'opulenta Siena non fu possibile continuarla, ma mi interessai ancora in diverse occasioni di fotografia. 

E il lavoro di Semerano, a Roma, costituiva per me un riferimento consultivo e al tempo stesso un repertorio di possibili nuove esperienze conoscitive in quest’ambito espressivo piuttosto sconfinato anche tipologicamente nel frattempo fattosi spesso impropriamente fattosi ivasivo nelle grandi mostre internazionali da Venezia a Kassel.  

Poi quando Semerano si è trasferito a Piazza Barberini le occasioni d’incontro si sono fatte più rare, rarissime anzi.  Ma lo ricordo come dirimpettaio e ora, felicemente ottuagenario lo saluto come un interlocutore ideale in distanze cittadine non sempre così facilmente valicabili, e proprio quale uomo raro per la cultura in generale e per quella fotografica in particolare

Enrico Crispolti