Giovanni Semerano di Sandro Pandolfi

      

IL FOTOGRAMMA di Giovanni Semerano

Sandro Pandolfi 

 

 

        retrocover

 

 

 

 

 

Il Fotogramma non era un posto qualsiasi e non era neppure una semplice galleria fotografica come tante o il "tempio" della fotografia a Roma, come dicevano in molti, magari amici di Giovanni Semerano. 

Era II Fotogramma e basta, dove giovani d'ogni estrazione sociale si incontravano per discutere a ruota libera di fotografia, senza temere I'intervento sussiegoso di noiosi professori, ma al massimo il sorrisetto ironico di Giovanni, che era il piu "giovane" ed entusiasta di tutti. 

Ricordo i pomeriggi invernali nell'atmosfera un po' umida di via Ripetta, perchè i locali della galleria erano umidissimi e con il seminterrato quasi al livello del corso del Tevere. Pomeriggi pieni di nuovi arrivati, timidi ed un po' impacciati con la fotocamera a tracolla, a raccontarci le loro insignificanti storie, ma mostrando anche spesso interessanti foto fresche di stampa. 

Giovanni, Maestro indiscusso della "congregazione" dei fotografi, accoglieva tutti con simpatia ma il suo giudizio discreto era formulato al primo sguardo e difficilmente lo cambiava, quasi sempre a ragione. 

Molti, sono nati come fotografi d'arte o come reporter al II Fotogramma per prendere poi il volo, altri sono scomparsi nel nulla perchè così doveva essere, ma non ho mai visto Giovanni Semerano scoraggiare qualcuno nè perdere la pazienza con i piu "montati". II "nume tutelare", il "genius loci" della galleria, sedeva tranquillo nella penombra del suo ufficio ad esaminare nuovi autori o preparando retrospettive di suo padre, grande fotografo paesaggista degli anni 40. 

La prima volta che arrivai a via Ripetta, alla fine degli anni 70, rimasi interdetto dall'atmosfera retro ed anche un po' trascurata della galleria. Avrei imparato presto che quello era il tipico "stile" Semerano, uno stile asciutto senza fronzoli, fatto di sottile "nonchalance", che sembrava voler dire: "venite pure, qui non si recita, si fa sul serio". 

Era proprio cosi ed io ho imparato molto nell'umidissimo "tempio" della fotografia di via Ripetta. 

Non solo con la mia Nikon FM, sempre pronta a tener fede al suo valore ed al mio talento acerbo, ma anche quando si profilavano scenette familiari ed i figli venivano a trovare Giovanni o arrivava sua madre, piccolina e malferma sulle gambe. Lui, vecchio militante monarchico, ma in realtà come pochi, che nella vita ne aveva viste di tutti i colori, accoglieva i "suoi" con l'amabilità del patriarca, anche quando qualche problemino familiare doveva pur esserci.

Ad ogni fine anno, inspiegabilmente, partiva per il suo paese d'origine, brindando poi in treno a mezzanotte con qualche sconosciuto: strano? No, Semerano!

 Mi accorgo, pero, che contrariamente a quanto mi e stato raccomandato, sto parlando più di Giovanni che della sua amatissima "creatura", un laboratorio artistico senza precedenti. Ma che posso farci, se mi affeziono più alle persone che alle loro opere e nel caso di Giovanni Semerano e veramente difficile scindere i due "valori" perchè entrambi, ve lo assicuro, sono assolutamente grandi. 

Sandro Pandolfi