Kr991
con Sebastiano Messina |
|
D
- Nell’epoca delle
tecnologie avanzate, nella logica della globalizzazione , e la tendenza estetica
che porta ad una omologazione dei linguaggi della comunicazione desideriamo
riproporre una rivista: “Kr 991, rivista dei testi e delle immagini”.
Abbiamo chiesto a Sebastiano Messina di raccontarci di Kr 991. R - Erano gli inizi degli anni novanta ed un poeta, Miro Renzaglia, e due artisti “costruttori di immagini”, Claudio Spoletini ed io, fondammo e gettammo nel mondo artistico e culturale romano Kr 991, una rivista, come diceva il sottotitolo, dei testi e delle immagini, che aveva, nei buoni intenti, grandi speranze di lasciare un segno nella società civile operando negli insidiosi campi minati dei territori di confine in cui si incontravano letteratura, poesia e arti figurative. Erano tempi di grandi eventi storici e politici, cadeva il muro di Berlino e veniva meno il più grande “ismo” del novecento, quel comunismo che lasciava insoddisfatte le illusioni e le speranze di intere generazioni seppellendole sotto macerie di orrore, unica realtà ormai visibile e tangibile di un grande sogno infranto.
Mentre tutto ciò avveniva fuori, dentro noi, fondatori di Kr 991,
resistevamo quasi spontaneamente, opponendoci al presente con il proiettarci in
un futuro che avremmo voluto nascesse, e in questo senso operavamo, da una consapevole poiesi frutto del superamento creativo di
avanguardia e tradizione. E
per questo ci siamo dati uno spazio per manifestare in autonomia la nostra
attività artistica e la nostra insofferenza verso le condizioni di
organizzazione sociale in cui operavamo. D
- Con questi
presupposti di una rinascita culturale, concretamente quali sono state le
iniziative che avete realizzato, potresti ricordarci qualche evento? R - Abbiamo proposto nuovi autori, promosso convegni di riviste letterarie e incontri sulla poesia contemporanea in cui centinaia di studenti delle scuole medie superiori hanno incontrato poeti quali Elio Pagliarani, Dario Bellezza, Elio Pecora, Renzo Paris, Enzo Benedetto e molti altri. Abbiamo poi organizzato grandi e piccole mostre d’arte figurativa e fotografia surreale, perché sul valore delle immagini surreali abbiamo sempre puntato molto, dal momento che in esse abbiamo sempre visto una sorta di nemesi sull’aridità e sull’ineluttabilità del reale. Mai però abbiamo pensato ad esse come a qualcosa che fosse nemico o fungesse da alternativa alla razionalità, anzi. Abbiamo sempre visto nell’immagine surreale un’arma in più per la ragione, una sorta di ali che le permettessero il salto oltre gli ostacoli che le appaiono alla fine di ogni sentiero percorso al limite dell’estensione delle sue possibilità. E poi Pasolini, il nostro nume tutelare. Tanti incontri nelle scuole su di lui, e un convegno al Palazzo della Civiltà del Lavoro a Roma. In quella occasione abbiamo creato su di lui e per lui una “fantastica” mostra fotografica “immaginata” e realizzata a posteriori. Pasolini è stato infatti per noi un simbolo, perché uno dei pochi capace di intervenire da poeta nei fatti della società civile, “uomo di frontiera” come stava scritto nell’editoriale del numero uno di Kr “tra modernità e tradizione, comunismo e disperazione, sperimentalismo e neorealismo. L’uomo che si diceva con l’onestà di chi si sa in contraddizione, sempre in equilibrio precario tra furore etico e furore trasgressivo”… “poeta che aveva scelto di gettare il corpo nella lotta e, con il corpo, il portato di intelligenza, creatività, fantasia, forza polemica e provocatrice”… D - Questo era lo spirito che animava Kr 991. Cosa credi sia rimasto oggi di queste esperienze nei ricordi di quelli che vi hanno incontrato e ascoltato, che hanno visto o letto le vostre opere o quelle di coloro che avete proposto? R - Questo, sinceramente non lo so. Probabilmente troppo poco o addirittura nulla. Però nel riguardare i vecchi numeri della rivista, è oggi una emozione forte ripercorrerne gli scritti, reimpattare nelle immagini, ascoltarne le grida e le sentenze, seguire gli entusiasmi sicuramente un po’ ingenui di chi, seppure per un breve tempo, ha tentato ed è forse riuscito a far coincidere arte e vita. Questo il messaggio che resta oggi sicuramente valido di quella esperienza, insieme alla volontà, alla capacità ed alla caparbietà di proporsi ed aggregare per un fare creativo individuale e collettivo volto alla trasformazione dell’esistente e alla ricerca di senso. Questo il testimone che, anche con modalità e forme diverse da quelle di Kr, sarei orgoglioso e felice, qualcuno volesse raccogliere. Dal numero zero – novembre 1990 In sanscrito Kr significa fare, produrre, effettuare. Da esso, sebbene con diverso senso semantico, deriva il nostro “creare”. 991 richiama da vicino l’anno in cui uscirà il primo numero della nostra rivista e fa rima, non-baciata, con la pubblicazione dada 391, 491 e multipli successivi… Kr 991 siamo noi: rivista (ma anche laboratorio creativo di scrittura e fotografia e promoter artistico-culturale) di poesia, prosa e cultura (contro-civiltà) dell’immagine.
Kr 991 n.2
dicembre 1991 APPUNTI PER UN MANIFESTO PENSANDO A BRETON
|