The People I like al Maxxi di Roma la mostra di Giovanni Gastel si è conclusa il 7 marzo ma nessuno avrebbe immaginato che il 13 marzo l’esperienza terrestre del fotografo si sarebbe conclusa così.
Giovanni si è spento all’Ospedale Fiera di Milano dopo essere stato ricoverato in gravissime condizioni a causa del Covid 19.
Siamo rimasti tutti molto scossi e posso immaginare il dolore dei suoi cari e vorrei unirmi a loro in un abbraccio affettuoso e fraterno.
Trascrivo le parole, che accompagnano la mostra, del suo amico e curatore Uberto Frigerio :
Decidere di fare il curatore della mostra di Giovanni Gastel è stata una scelta facile. Facile perché per oltre quarantenni mi sono preso "cura" di Giovanni e, ovviamente, viceversa. Ci siamo conosciuti da bambini e abbiamo giocato insieme per molti anni; sono stato, a metà degli anni settanta il suo primo assistente e ho poi collaborato con lui per molti anni, e continuo a farlo, ricoprendo diversi ruoli.
Per questo è stato facile.
Difficilissimo, invece, è stato fare la selezione tra i numerosissimi ritratti fotografici di tutti questi anni. Selezione durissima, sofferta, - abbiamo dovuto lasciare fuori bellissime foto e bellissime persone, amici e artisti - soprattutto perché abbiamo intitolato la mostra:
Giovanni Gastel. The people I like.
Mostra inedita e, per la prima volta, esclusivamente di ritratti.
Ritratti che all'inizio della sua carriera Giovanni non amava particolarmente.
In questi ultimi anni, invece, sono diventati una parte importante del suo orizzonte fotografico.
Orizzonte che si è arricchito di centinaia di persone, uomini e donne di diversa estrazione sociale, professione e notorietà.
Ogni ritratto rappresenta l'incontro e la sintesi di due immaginari, o di quattro, come scrive Roland Barthes nel suo saggio sulla fotografia La camera chiara:
quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello in
cui egli si serve per far mostra della sua arte.
Due persone si incontrano ogni volta in un modo diverso, una magica sintesi che ho visto scattare infinite volte: seduzione, empatia, scoperta reciproca. Questo è l'aspetto più singolare del set fotografico di Giovanni trasformato, ogni volta, in un evento artistico. E’ con il assaggio in post produzione che si completa l'opera.
È qui che, soprattutto, si verifica il salto creativo, la visione personale del fotografo. Visione che va oltre quello che vede davanti alla macchina fotografica.
Visione che lo riporta a un suo personale immaginario.
A Giovanni la fotografia intesa come riproduzione fedele del reale non interessa e tanto meno nel ritratto.
Ed è per questo che Giovanni, in qualche modo, trasforma il soggetto fotografato nell'icona di se stesso, ovvero nella visione nitida e personale.
Mondo che ri-vede e ri-disegna seguendo dei propri canoni di bellezza e di armonia.
È questo che rende speciale ogni foto.
È questo che rende speciale questa mostra.
M.C.