Jacques Henri Lartigue nasce il 13 giugno del 1894 a Courbevoie (nella regione dell’Île-de-France) da una famiglia facoltosa, il padre Henri è un uomo d'affari appassionato di fotografia.
Nel 1899 la famiglia si trasferisce a Parigi. Nel 1902 all'età di sette anni, Lartigue riceve in regalo dal padre la sua prima macchina fotografica.
La sua attività di fotografo inizia qui: scatta e sviluppa le proprie foto dapprima con l'aiuto del genitore e subito dopo da solo. Ritrae il mondo che gli sta attorno, parenti, amici e, più in generale, la quotidianità della borghesia.
A partire dal 1904 inizia con alcuni esperimenti fotografici. L'esempio più rappresentativo di queste prove è costituito dalle sovrimpressioni per creare foto di “pseudo fantasmi”.
Automobili e aeroplani, ma più in generale il movimento, diverranno poi tra i soggetti preferiti da Lartigue.
In questi anni comincia a delinearsi la filosofia che poi caratterizzerà tutta la sua vita: il culto della felicità, la ricerca di un idillio che non possa essere turbato da traumi profondi. Tale ideale, che si rispecchia a pieno con il periodo della Belle Époque, viene rappresentato dalle fotografie di serate mondane e eleganti dame a passeggio al Bois de Boulogne, che lo interessano fin da giovane.
Parallelamente in piena prima guerra mondiale, Lartigue decide di dedicarsi alla pittura. In questi anni, lavora anche come scenografo, illustratore e fotografo di scena, iniziando a frequentare personalità di spicco del mondo dell’arte e cinema.
Nel 1955 Lartigue espone per la prima volta le sue fotografie alla Galerie d'Orsay, accanto ai lavori di Brassaï, Doisneau, e Man Ray.
Il suo nome comincia a circolare, ma la sua vera fortuna come autore fotografico arriva soltanto nel 1963, anno in cui il MoMA di New York gli dedica la personale The Photographs of Jacques Henri Lartigue.
Il portfolio della mostra viene pubblicato sul vendutissimo numero di Life dedicato all’assassinio del presidente Kennedy, e il nome e l’opera del fotografo vengono resi noti ad un pubblico vastissimo.
Muore il 12 settembre del 1986 a Nizza, all’età di novantadue anni, restando nell’immaginario della gente come il testimone privilegiato di un’età d’oro.
Nel 1979, Jacques Henri Lartigue donò la sua collezione di fotografie, diari e macchine fotografiche allo stato francese.
L’esposizione presenta 120 immagini, alcuni materiali d’archivio, libri quali il Diary of a Century e riviste dell’epoca e ripercorre la sua inusuale carriera con un ordine cronologico, seguendone i passi attraverso i decenni e soffermandosi sugli avvenimenti decisivi che hanno condotto alla riscoperta dell’artista e al suo successivo riconoscimento come figura imprescindibile del mondo della fotografia.
Lartigue, nei suoi scatti, intreccia sempre i fatti della storia universale con i suoi affetti e il suo quotidiano e lo sguardo sulle vicende umane è caratterizzato da una straordinaria freschezza e da una particolare leggerezza, non da intendersi come superficialità, ma come capacità di mettere a fuoco nelle sue fotografie un mondo fatto di bellezza, di eleganza, di intimità.
Lartigue faceva sempre seguire la sua firma da un piccolo disegno di sole: "È per questo che ho fatto fotografie per tanti anni: per approfittare di questi meravigliosi regali del caso".
Le sue immagini trovano la più profonda ragion d’essere nello stupore per ciò che lo circonda. É quello che la sua arte ancora suggerisce a noi che la osserviamo, chiamati a interrogarci non solo su ciò che le sue fotografie possono raccontarci del passato, ma anche, e soprattutto, ciò che possono svelarci del presente.
"La parte di mondo di Lartigue - scrive Denis Curti nel suo testo in catalogo - è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle, e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio. La fotografia diventa per Lartigue il mezzo per riesumare la vita, per rivivere i momenti felici, ancora e ancora".
In mostra si troveranno inoltre anche alcuni scatti a famosi colleghi, quali Helmut Newton, Giampaolo Barbieri, Ansel Adams, Willy Ronis.
Nella sala video sono proiettati due filmati:
il primo, Bonjour Monsieur Lartigue, è un
documentario/intervista all’artista, realizzato da Elisabetta Catalano in occasione della mostra
omonima del 1982 al Grand Palais di Parigi;
il secondo, Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità. Fotografie, prodotto dalla Casa dei Tre Oci e dallaDonation Lartigue, propone una selezione di opere del maestro francese.
Il canale Spotify del Museo Diocesano di Milano pubblica un podcast su Lartigue, con una serie di pillole audio lette da Denis Curti.
Accompagna l’esposizione un catalogo Marsilio Editori, con una testimonianza di Ferdinando Scianna.
Iniziativa realizzata in collaborazione con Casa Tre Oci di Venezia e Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, con il patrocinio del Comune di Milano, del Consolato di Francia a Milano, dell’Institut Français di Milano, con il sostegno di Ricola, media partner IGP Decaux.
Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano 2021
Maristella Campolunghi